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Un Habitus per celebrare il Made in Italy

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Il cuore di Roma, coi suoi viottoli che si snodano e si incastrano tra l’Altare della Patria e il Palazzo delle Esposizioni, è ricco di novità. Non sempre, però, queste arrivano dal futuro: nel caso di Habitus, sartoria d’alta qualità nel centro storico, è proprio il passato a bussare alla porta. Quello che cambia, invece, è il profilo dell’artigiano, che non corrisponde più all’uomo d’altri tempi con le nocche invecchiate, ma viene sostituito da quattro giovani sarti con una forte passione per il cucito.

 

Gabriele Corvino, Lucia Colucci, Bernardo La Guardia e Eleonora Lauria, questi i volti del nuovo artigianato tutto Made in Italy. «Ci siamo avvicinati tutti a questo mondo per vie traverse» racconta Gabriele, il più giovane del gruppo coi suoi 26 anni, «personalmente per esigenza, ho sempre ricercato qualcosa che fosse unico, distinguibile dagli altri». Gli altri membri hanno seguito strade diverse, come Eleonora, che «aveva da sempre il sogno di fare la sarta e ha deciso di trasformare una passione in un lavoro», o Lucia, che «dopo varie esperienze nel mondo della moda femminile ha deciso di seguire le orme famigliari». Bernardo invece, racconta sempre Gabriele, «passeggiando a Savile Row, la via dei sarti inglesi, rimase affascinato da questo mondo e decise che questo sarebbe stato il suo mestiere». Tutti percorsi diversi, insomma, ma non così distanti. Ciò che sembra solo un ricordo, al momento, è il tempo in cui le sartorie avevano un ruolo chiave nel panorama dell’abbigliamento maschile. Ma nonostante il mestiere sia così lontano dalla modernità, «anche la sartoria si sta avvicinando molto ad internet e alle opportunità e ai mercati che apre». Si, perché Habitus, per stare al passo coi tempi, si affaccia su tutti i maggiori social networks che il web offre oggi giorno.

 

Una domanda che viene spontanea a questo punto è perché, secondo questi giovani talenti, sia ancora conveniente investire in un’attività così antica, che poco si sposerebbe con la modernità. Sembra scontato, infatti, pensare che il mestiere del taglio e cucito possa venire tranquillamente svolto da macchinari autonomi. Invece, secondo Gabriele, il mondo della sartoria «è una delle poche realtà lavorative in cui c’è bisogno di manodopera. Nel nostro settore c’è una richiesta altissima di personale ma purtroppo non si trova nessuno che sappia fare questo mestiere», e questo anche perché «i ragazzi non conoscono il lavoro del sarto, le potenzialità che questo mercato offre e le soddisfazioni che può dare».

 

 

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È un dato di fatto che il Made in Italy riscuote un successo sempre maggiore, soprattutto tra il pubblico estero. Questo fenomeno può avere più letture che spaziano dall’euforia per il trionfo di un brand intramontabile, allo sconforto per il problema delle sue contraffazioni in ogni settore, dalla moda all’enogastronomia. L’opinione di Gabriele è uno spaccato della realtà attuale piuttosto veritiero, soprattutto quando afferma che «il cosiddetto “Made in Italy” è una grandissima occasione mancata. [Questa] spesso si trova su prodotti fabbricati in larga parte all’estero, in aziende terziste, da lavoratori sottopagati e sovra-sfruttati. L’artigianato autentico non ha bisogno di questo cartellino».

 

Per questo, oggi più di ieri c’è bisogno di «recuperare  il senso profondo del lavoro artigianale, fatto di saperi completi, filiere brevi, produzioni che favoriscono la qualità e non la quantità», e soprattutto di proteggere quei mestieri che rappresentano un vanto per il nostro paese.

Un ultimo messaggio, teso più al realismo che alla speranza, che Gabriele rivolge ai giovani che si stanno affacciando al mondo del lavoro «è di credere in se stessi e in quello che si vuole realmente fare. Noi siamo semplicemente 4 ragazzi che hanno deciso di investire nel proprio futuro», quello insomma, dell’Italia che merita.

 

 

Per saperne di più:

http://www.sartoriahabitus.com/​

 

 

 

 

 

 

 

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