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6 Dicembre, 2023

Petra, la "musa" giordana di Missoni

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Ottavio Missoni, per le sue creazioni di maglieria che sono diventate uno  stile immediatamente riconoscibile, si è ispirato ai colori di Petra, a quelle sovrapposte e stemperate sfumature rosso mattone, blu notte, bianco alabastro e giallo ocra che stratificano le rocce arenare della “Città Rosa”, come è chiamata in Giordania.

A dircelo è  Ziad – o zio Aldo, come si fa chiamare lui – una guida giordana che parla benissimo italiano tant’è che ha anche un sito con il suo nome ed è stato accompagnatore di diverse personalità ed autorità italiane in visita in Giordania. 

Ziad scrive poesie emozionanti dedicate alla sua terra e soprattutto la ama così profondamente da riuscire a trasferire questo amore come pochi altri, mentre la spiega. 

Ziad racconta che Ottavio Missoni  rimase talmente colpito dall’incanto di Petra, da questo luogo magico – o quasi sicuramente mistico – che magnetizza tutti coloro che lo visitano, da prenderla a spunto e riprodurne i colori nelle sue collezioni. “Mi aveva pure portato in dono una cravatta fatta apposta per me – aggiunge Ziad – ma non l’ho mai indossata, è ancora confezionata per rispetto a questo tributo”.

Bisogna munirsi di scarpe comode per attraversare Petra: c’è da camminare molto per vederla bene e apprezzarla fino in fondo, e quella sabbia rossa e sottile che la riveste entra nei piedi ad ogni passo e fa attrito con la pelle. Fortunatamente, però, lungo il percorso, vi sono tende organizzate per la vendita di generi di conforto e calzature di ricambio, e c’è anche la possibilità di salire, con pochi dinari, tra le gobbe dei cammelli, se si fa fatica a procedere, o su carrozze trainate da cavalli se proprio si è stanchi e si vuole accelerare l’arrivo o il ritorno.

Nell’economia di un viaggio di piacere in Giordania, Petra è una meta imperdibile ma anche un mondo a parte. Non è Amman, la capitale, che emana il suo fascino inconfondibile di città araba con resti della storia che la attraversano e la sovrastano, come la collina che conserva le rovine del Tempio di Ercole e ai suoi piedi il Teatro Romano con 6000 posti; non è nemmeno il territorio desolato e soleggiato che sconfina con Israele, quella porzione biblica della Valle del Giordano, Bethania, dove Giovanni l’immergitore battezzò Gesù; non è nemmeno uno dei tanti meravigliosi siti archeologici, come Jerash, dominio romano, o il Ajloun o Umm Ar-Rasas, patrimonio dell’Unesco, con la Chiesa di San Paolo, dove ancora affiorano bellissimi e inediti mosaici. 

Petra è davvero un sito geo-archeologico a sé stante – annunciata nel 2007 come una delle nuove sette meraviglie del mondo – anch’essa patrimonio dell’Unesco dal 1985 ma soprattutto da sempre tesoro inestimabile della Giordania. 

 

E’ la capitale dei Nabatei, un luogo rimasto a lungo sconosciuto (più esattamente sepolto a seguito di un terremoto avvenuto nel IV secolo a.C.)fino al 1812, quando l’esploratore svizzero Johannes Burckhardt, travestito da arabo, partì alla scoperta della città perduta) e poi, una volta rivelato,  ha catalizzato turisti da tutto il mondo. Ha un fascino magnetico, seducente, e merita più di una visita, di notte come di giorno. Per la sera ci sono dei tour organizzati con le fiaccole che costellano il percorso: si entra nel parco archeologico  partendo dal Centro Visitatori e si procede a piedi fino al Tesoro dove poi vengono allestiti degli spettacoli musicali e di danza che hanno l’effetto di affascinanti giochi di ombre, stagliati nel buio o illuminati al plenilunio, al suono di flauti traversi. Durante il giorno, invece, è una scoperta che ciascuno può calibrare con i propri tempi: la sosta per una foto, l’acquisto di un souvenir, o semplicemente per dare retta alla gente del posto, adulti come bambini, che vendono collane, bracciali, pashmine, ma anche gli stessi sassi colorati di Petra, che diventano merce di scambio.

Petra sorprende, affascina, ammalia. Fu costruita dai Nabatei nel cuore delle montagne di Shara, più di duemila anni fa. Divenne una città fiorente nei primi secoli avanti e dopo Cristo, essendo di vitale importanza alle rotte commerciali che collegavano l’antica Mesopotamia e l’Egitto. Sono ancora oggi ben visibili le sue facciate scolpite con abilissima tecnica sulle rocce diventate monumenti.

 

 

CHI VA A PETRA TROVA IL TESORO

Il percorso principale comincia dall’entrata al “siq”. Da qui si ammirano tre giganteschi blocchi di pietra squadrati denominati Djinn Blocks. Proseguendo, si staglia davanti agli occhi la Tomba dell’Obelisco che nella parte altra presenta 4 piramidi e una nicchia con bassorilievo che raffigura le persone sepolte.

Continuando a camminare si raggiunge La Diga, un canale lungo 88 metri scavato nella roccia per rallentare il flusso dell’acqua e costruita dai Nabatei per dirottare le inondazioni: un sorprendente esempio di ingegneria idraulica. Ed ecco il Siq, la gola stretta inconfondibile di Petra, che alzando gli occhi è una naturale apertura nella roccia lunga più di 1 chilometro e abbassandoli conserva resti dell’originaria pavimentazione. Il Siq termina al cospetto della più bella facciata di Petra, il monumento più celebre: il Tesoro o Al Khazna. E’ imponente: alto 40 metri, interamente decorato con capitelli corinzi, fregi, intarsi e figure. Il Tesoro è coronato da una urna funebre che secondo la leggenda locale dovrebbe contenere il Tesoro del Faraone. Tuttora rimane un mistero la funzione di questo monumento fra i più fotografati al mondo, tuttavia autorevoli esperti sono concordi almeno nella data di costruzione, che si fa risalire al primo secolo avanti Cristo.

Letto questo?  Matera, bella da vedere e “buona” da mangiare

Dopo aver dedicato il giusto tempo di ammirazione di fronte a tanta meraviglia, si procede lungo la Strada delle Facciate, per la fila di tombe Nabatei scavate nelle rocce che si presentano attraversando questo tragitto. Prendete nota: la tomba 67 è notevole per la sua stanza superiore, probabilmente usata per immagazzinare gli utensili dei lavoratori che l’hanno costruita; mentre la 825 è il più limpido esempio di monumento funebre nabateo con tanto di gradini scolpiti verso l’alto.

 

 

UNA FOTO PANORAMICA CHE MERITA IL SACRIFICIO

Salendo i gradini scavati nella roccia, si arriva fin sopra a Il Sacrificio, un luogo di culto  situato su un altopiano, dove probabilmente venivano celebrate cerimonie religiose. Una volta raggiunta la sommità si è ricompensati da una vista spettacolare di Petra.

Scendendo, ai piedi della collina del Sacrificio, si trova Il Teatro, l’unico al mondo scolpito nella roccia, con tre diverse file di sedute e sette scalinate in grado di accomodare, all’epoca, 4000 persone.

Un altro complesso monumentale  mozzafiato sono Le Tombe Reali. Sono in totale quattro, ciascuna con un nome evocativo. La Tomba dell’Urna prende il nome dell’Urna situata sul frontone; la Tomba della Seta, la più bella è dedicata, per i caleidoscopici colori della roccia nella quale è scavata; la Tomba Corinzia, somigliante al monumento del Tesoro ma più danneggiata; infine il Monumento del Palazzo, con una facciata a cinque piani, una diga e un serbatoio per far fluire la pioggia, usato probabilmente per banchetti e cerimonie funebri.

E a proposito di riti religiosi, proseguendo si incontra la Chiesa, di cui si riconosce la pavimentazione a mosaico ben conservata. 

 

 

COLONNE PORTANTI DEL TURISMO

Le meraviglie di Petra sono decisamente le maggiori attrazioni della Giordania. E Petra si apre con la Strada delle Colonne, ariosa, vasta, dove si svolgevano i principali mercati e dove tuttora si incontrano gli artigiani che vendono prodotti locali.

Proseguendo si giunge al Grande Tempio, altro imponente monumento di Petra, con una superficie di 7 mila metri quadrati complessivi. E ancora andando avanti si incontra il Castello della Ragazza, perfettamente squadrato e assiso su un podio di 23 metri di altezza, preceduto da una scalinata di 26 gradini di marmo. Qui, se si avverte un languirono allo stomaco, c’è un ristorante, il Basin.

Se si decide di proseguire ancora avanti, in direzione del Monastero, ecco arrivare il Tempio dei Leoni, o Triclinio del Leone, così chiamato per i due leoni scolpiti nella roccia all’ingresso. La facciata è decorata con file di piccoli solchi e teste di Medusa ad ogni estremità.

Infine eccolo, il Monastero, in tutti i suoi 47 metri di larghezza e altrettanti di altezza. Siamo arrivati.

 

 

PETRA? BISOGNA VEDERLA

È una bella passeggiata l’attraversamento di Petra. Un sentiero e insieme un percorso storico visivo lunghissimo, che a tratti sembra infinito, ma sempre stupefacente.  Vale la pena farlo. In un modo o nell’altro: a dorso di cammello, a cavallo o a piedi. Perché nulla di ciò che è stato scritto su Petra riesce a preparare adeguatamente il visitatore. Bisogna vederla e visitarla per capire l’emozione che trasmette.

Ci sono altre meraviglie mozzafiato da vedere in Giordania, ovviamente, oltre a Petra. C’è “l’immenso, echeggiante e divino”  paesaggio desertico di Wadi Rum, per usare le parole di Lawrence d’Arabia, fatto di spazi sconfinati, canyon, pitture rupestri e rocce monolitiche che arrivano fino a 1750 metri di altezza. E poi c’è il Mar Morto, a più di 400 metri sotto il livello del mare, il punto più basso sulla faccia della terra: uno dei paesaggi naturali e spirituali più nominati al mondo. E poi ci sono il cibo, naturalmente, con la cucina tradizionale araba fatta di antipasti (mezzeh) e lo shopping nei suq. 

Insomma, c’è da vedere molto in Giordania, ma soprattutto – è il caso di insistere – c’è da vedere Petra. Petra bisogna proprio vederla, almeno una volta nella vita. Ah, c’è perfino una Piccola Petra, più contenuta e poco lontana. Ma questa è un’altra storia, e Ziad ve la racconterà quando sarete lì.

 

www.visitpetra.jo

www.visitjordan.com

 

 

 

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