Nell’anno in cui ospita i Mondiali di calcio, a cavallo tra tradizione e modernità il Paese del golfo persico esalta il proprio retaggio. Ecco un itinerario alla scoperta del Qatar.
Una penisola circondata dal Golfo Persico nel cuore del Medio Oriente, il Qatar è considerato tra i Paesi più sicuri al mondo ed accoglie senza bisogno di visto turisti provenienti da ben 95 nazioni: nell’anno in cui ospita i campionati Mondiali di calcio (a partire dal 20 novembre), la sua capitale Doha si appresta a finire sotto i riflettori del mondo intero.
Quale migliore occasione per raccontare la propria incredibile varietà di attrazioni turistiche facilmente accessibili: una pletora di fauna e flora del deserto, tra cui gli squali balena e il maestoso animale nazionale, l’orice arabo, fino al falcone che a queste latitudini è considerato uno status symbol. Ma il Qatar è ricco anche di storia e d’arte, testimoniate rispettivamente nel Museo di storia naturale e nel Museo dell’arte islamica, e persino di una tradizione gastronomica che oscilla tra i piatti tipici e il rito del caffè.
Per comprendere appieno lo spirito del Qatar occorre fare un passo indietro e partire dalla storia, perché quella che oggi appare come una metropoli cosmopolita era in realtà una piccola cittadina a vocazione marinaresca, dedita alla pesca delle perle e al loro commercio. Quando venne scoperta la possibilità di coltivare le perle, il Paese rischiò di iniziare un pericoloso declino, ma a cavallo della Seconda Guerra Mondiale gli Inglesi scoprirono importanti giacimenti di petrolio nel sottosuolo. Da allora per il Qatar iniziò una fase di grande prosperità, guidata dalla dinastia Al Thani (cui appartiene l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani) e culminata proprio con l’assegnazione dei Campionati del mondo Fifa.
Dal punto di vista turistico, ogni viaggio nella città di Doha – dove risiede quasi il 90% della popolazione, tra cittadini qatarioti e immigrati provenienti da tutto il mondo – non può prescindere da una visita al Museo di storia naturale, che racconta il passato e il presente della penisola. La struttura richiama una rosa del deserto, e all’interno ospita il ristorante Jiwan (“Perla”) dello chef-superstar francese Alain Ducasse. Sul fronte artistico-religioso, da non perdere il Museo d’arte islamica – che espone ceramiche, manoscritti, oggetti in metallo o in tessuto e altre opere d’arte del mondo islamico, dal XIV secolo in poi – e la moschea Imam Muhammad Ibn Abd Al Wahhab, considerata la più importante di tutto il Paese.
Chi ama le passeggiate può dedicarsi a percorrere la Corniche, viale pedonale di 7 km lungo la baia di Doha con una splendida vista sul mare e sullo skyline della città, mentre chi è in cerca di souvenir può recarsi al vicino Suq Waqif, il tipico mercato che un tempo era il luogo in cui i beduini si dedicavano alla compravendita di cammelli e altre merci.
Tra gioielli d’oro, tessuti e spezie, merita una sosta nel ristorante di Shams Al Qassabi, la prima donna ad aver rotto il tabù dell’imprenditoria femminile riuscendo a lavorare e diventare famosa pur in un contesto fortemente patriarcale. Prima di lasciare il Suq, fermatevi nella zona dedita alla falconeria, autentica passione per i Qatarioti e pratica riconosciuta anche dall’Unesco: non manca persino una clinica ad essi dedicata, con esemplari che possono essere venduti fino a 250mila euro l’uno.
Dopo una visita alla zona centrale di Msheireb con le sue case che mostrano la vita quotidiana nella Doha che fu, da non perdere è poi il villaggio culturale di Katara, con il suo imponente anfiteatro greco-romano e i numerosi festival e le rappresentazioni organizzati durante tutto l’anno, emblema del multiculturalismo e della commistione di culture alla base del Qatar moderno. Si trova non così lontano dal The Pearl, il quartiere residenziale interamente costruito sull’acqua (in parte ispirato a Venezia) ricco di boutique e ristoranti. Sul fronte della cucina, la tradizione di piatti a base di riso, pollo, verdure e spezie è affidata a chef televisive come Aisha Al Tamimi.
Allontanandosi dalla città, imperdibile un giro sulle dune del deserto in stile rollercoaster, magari fermandosi poi a mangiare un boccone alla Heenat Salma Farm, una fattoria beduina che consente di soggiornare in tenda pur con tutti i comfort del caso, concedendosi il tradizionale rito del caffè, testimonianza dell’ospitalità araba.
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