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La città di pietra, Vico del Gargano

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A  Vico del Gargano, borgo millenario in provincia di Foggia. Tra vicoli scolpiti, riti d’amore e sapori autentici.

Tra le città dove il 14 febbraio si festeggia San Valentino c’è un gioiellino della stupenda costa pugliese. Il suo nome è Vico del Gargano, si trova in provincia di Foggia e rientra nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. Definita “città dell’amore”, è una meta privilegiata anche in questo periodo dell’anno, soprattutto dagli ospiti stranieri che amano il mare d’inverno e vogliono godersi la rinomata costa del Gargano e i suoi fantastici tesori. Tra questi spicca San Menaio, un piccolo villaggio di pescatori a pochi chilometri da Vico, famoso per il suo splendido scenario marino, le accoglienti spiagge e una vegetazione ricca di pinete e aranceti.

Singolare è la tradizione che ha reso Vico del Gargano la destinazione degli innamorati: nel giorno di San Valentino, le coppie assaggiano il succo delle arance benedette come rito propiziatorio e si scambiano promesse d’amore nel suggestivo vicolo del Bacio, viuzza di soli 50 centimetri di larghezza. Dal 1618 le reliquie di San Valentino, patrono della città e dei suoi giardini d’aranci i cui frutti hanno ottenuto la certificazione Igp, si trovano nella Collegiata dell’Assunta e vengono portate in processione per le vie del paese in occasione della ricorrenza.

Vico del Gargano sorge in un punto strategico, a sei chilometri dal mare e a circa dieci dalla spettacolare Foresta Umbra, riserva naturale tutelata dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità. La posizione ha contribuito allo sviluppo di una storia millenaria le cui origini oscillano fra storia e leggenda. Secondo alcuni sarebbe l’antica Gargano fondata da Diomede, di certo i primi insediamenti si datano al periodo preromanico (V-IV sec. a.C.). Nasce storicamente quando il capo dei mercenari slavi, che si erano insediati nel paese cacciando i saraceni per conto dei bizantini, ottiene di rimanere nelle terre liberate e di diventarne proprietario. Riunisce così le genti sparse all’interno delle mura provvisorie, dando origine alla primitiva civitas che sarà chiamata Vicus e quindi Vico. Nel secolo XI il Gargano viene conquistato dai normanni che costruiscono nella città una prima fortezza, un castello che sarà in seguito ampliato dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1240.

Vicolo del Bacio ©Michele Gervasio

Scolpita nella pietra di Monte Sant’Angelo, la stessa con cui sono edificate le sue case, Vico è come un’apparizione in grado di stupire il visitatore tra colline coperte di ulivi, agrumeti e pini d’Aleppo. La prima cosa da fare per godere del territorio è una passeggiata tra i suggestivi vicoli dominati da archetti. Il caratteristico centro storico si snoda lungo tre nuclei, Civita, Terra e Casale, con un pittoresco dedalo di stradine e antiche abitazioni abbellite con i comignoli che ancora le distinguono. Le più aristocratiche hanno lo stemma di famiglia in pietra sui portali.

Molte le chiese da scoprire: la già citata Collegiata dell’Assunta, con il suo portale in pietra e gli altari interni, fondata su un’altura ai cui fianchi si assiepano le case dei rioni Civita e Casale, quella di San Giuseppe nel quartiere Terra che custodisce la statua lignea del Cristo morto e la chiesa di San Marco situata fuori le mura risalente alla metà del 1300.

Da non perdere i caratteristici trappéti: ricavati sotto le abitazioni come luoghi di molitura delle olive, sono i testimoni muti delle fatiche della scomparsa civiltà contadina. Al Museo trappeto Maratea, che ha sede in un frantoio risalente al XIV secolo, è possibile approfondire questo aspetto della cultura locale. Fuori le mura, meritano una visita la chiesa di Santa Maria degli Angeli con il Convento dei cappuccini, ricca di opere d’arte, e quella di San Pietro sul Monte Tabor, dalla lunga storia.

Numerose le tradizioni locali. Sicuramente la più sentita e partecipata è quella relativa ai riti della Settimana santa, il momento religioso più coinvolgente della liturgia cristiana: le confraternite sfilano già dal primo mattino, visitano le chiese e, in processione, sono accompagnate dal melodioso canto del Miserere. Nel pomeriggio del Venerdì santo si celebrano le tre ore di agonia nella chiesa del Purgatorio, al termine delle quali le confraternite raggiungono la zona che simboleggia il Golgota, il rione Carmine, dove sono posizionate le Cinque croci che rappresentano le cinque piaghe so erte da Gesù durante la crocifissione

La processione in occasione di San Valentino, patrono di Vico del Gargano ©Nicola Pio de Felice

Dal sacro al profano, è d’obbligo assaggiare i piatti della cucina tradizionale come d’acquasel p d’ov, l’insalata di agrumi e nocchi, gli strascinati ricotta, noci e borragine. Tra tutti occupa un posto d’onore la secolare Paposcia di Vico del Gargano, che ha ottenuto il riconoscimento di Denominazione comunale (De.Co). Si tratta di un prodotto da forno senza mollica le cui prime testimonianze risalgono al XVI secolo. Di forma allungata, ricorda la classica calzatura orientale, la paposcia, dall’arabo “babusc”, babbuccia, cioè ciabatta. Chiamata anche pizza schett o pizza a vamp, perché viene cotta con la fiamma del forno a legna. Può essere farcita anche se anticamente veniva condita solo con formaggio locale grattugiato e olio evo.

Foto in evidenza Veduta di Vico del Gargano ©Pasquale D’Apolito

 

Osvaldo Bevilacqua

Direttore Editoriale di VdGMagazine.it - - Giornalista e noto conduttore Tv, viaggiatore attento e curioso in grado di spaziare nell’ambito di viaggi, vacanze, tutela del territorio e arte. Osvaldo Bevilacqua alterna la professione di conduttore con quella di scrittore.Oggi è direttore editoriale de “i Viaggi del Gusto”, ha una rubrica “In viaggio con Osvaldo” sul magazine online e un’altra “Il Paese dei mille Paesi” su La Freccia di Trenitalia.

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