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L’Olio di oliva tra un cucchiaio di storia, salute e bellezza

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L’olio d’oliva ha una storia antichissima. Prima ancora che essere da sempre considerato uno dei prodotti alimentari alla base della famosa “dieta mediterranea”, fu un prodotto commerciabile.

La commerciabilità dell’olio

Le prime informazioni sul commercio dell’olio d’oliva sono riportate nel 2500 a.C, all’art.104 del codice commerciale di Hammurabi che ne regolò la produzione e il commercio: ” Qualora un mercante dia ad un agente frumento, lana, olio, o qualunque altra merce da trasportare, l’agente dia una ricevuta per il valore, e compensi all’uopo il mercante. Quindi ottenga una ricevuta dal mercante per il denaro che gli dà.”

Solo successivamente i Greci cominciarono a diffondere la coltivazione dell’olivo nel Mar Mediterraneo. L’ulivo stesso era molto diffuso nella penisola e dedicato al culto della dea Atena alla quale è attribuita la nascita del primo ulivo a protezione della città di Atene.

Ulivi sul mare ©turismovieste.it

La diffusione tra il 1400 e il 1500

Fu soprattutto il ceto della borghesia che si dedicava al commercio che cercò di recuperare i terreni agricoli in disuso e abbandonati per destinarli alla coltivazione delle olive. L’olio era destinato ad avere un mercato interessante sotto vari aspetti: nutritivo, terapeutico e di abbellimento, oltre che essere alla base di quella che noi attualmente chiamiamo “dieta mediterranea”. L’ulivo era un albero che  sopravviveva alla calde temperature del mare, condizione favorita delle foglie a forma di lancia: i suoi frutti, infatti, nascevano sopratutto in prossimità delle zone di mare.

Prodotto italiano per eccellenza

Dal 1700 ad oggi, l’alimento “Olio” ha assunto grande importanza sotto svariati aspetti, uno fra tutti quello alimentare e quello relativo alla provenienza delle olive. In quegli anni, infatti, si cominciò a catalogare l’ulivo e le olive a seconda della provenienza geografica. L’Italia in questo periodo è considerata la migliore produttrice di olio e la sua fama raggiunge tutta l’Europa fino alla Russia. Alcune regioni italiane diventano peculiari proprio per la loro vocazione olivicola, aumentando la coltivazione degli ulivi e producendo olio in grandi quantità.

Igp e Dop

Come il vino, anche l’olio è stato sottoposto a dei rigidi protocolli che lo rendono classificabile a seconda delle fasi di lavorazioni delle olive, del territorio nel quale sono state coltivate e, in generale, di tutte quelle caratteristiche che ne evidenziano l’appartenenza esclusiva a quella determinata regione o località.

I termini “Dop” (Denominazione di Origine Protetta) e “Igp”  (Indicazioni Geografiche Protette) sono marchi di qualità utilizzati che fanno riferimento a quei generi alimentari che presentano un forte legame col territorio di produzione ma non solo (Regolamento CEE n.2081/92).

Cosa significano

Si può quindi classificare l’olio per renderlo riconoscibile a seconda che sia a marchio:

  1. DOP: utilizzato per definire quei prodotti coltivati e trasformati in una determinata area geografica. Le loro peculiarità in termini di sapore, di intensità di gusti, di colore dipenderanno sia dalla lavorazione vera e propria sia dalle caratteristiche naturali della regione stessa. Gli oli che ottengono la Dop devono rispettare un disciplinare di produzione ben preciso che impone il soddisfacimento di alcune regole molto stringenti a garanzia di un posizionamento sul mercato ben definito a favore del consumatore;
  2. IGP: viene utilizzato in riferimento a quelle categorie di alimenti le cui caratteristiche sono così particolari in quanto almeno una delle sue fasi di produzione sia stata svolta in un’area geografica individuata. Come si comprende, quindi, il legame col territorio è molto più forte nei prodotti a marchio dop diversamente dalle igp.
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Foto ©Claudio Vignoli Group

Modalità di acquisto consapevole

Di fronte a questa mole di informazioni, come si deve comportare la massaia di fronte allo scaffale del supermercato per portare a tavola un olio sano in tutte le sue componenti e allo stesso tempo scegliere quello adeguato alle varie preparazioni?

Ci risponde un esperto del settore oleario, Claudio Vignoli, Ceo di Claudio Vignoli Group, società di consulenza commerciale e tecnica nell’industria dell’olio, attiva in 25 paesi.

Negli ultimi tempi il consumatore ha visto aumentare l’offerta di oli senza però comprenderne esattamente le caratteristiche e gli usi, se non per sentito dire o per aver letto qualcosa a riguardo. L’elemento che sicuramente influenza di più la scelta è il prezzo. Ma non solo: anche l’etichetta assume molta importanza per valutare l’area di provenienza delle olive e i metodi di spremitura (per l’olio evo consigliata quella a freddo).

“Sugli scaffali dei supermercati, un buon olio prodotto esclusivamente con olive italiane al 100% e con un tempo di esposizione alla vendita pari a 18 mesi, ha un prezzo base medio di 15 euro al litro“.

Usi e consumi

Considerata anche la maggior attenzione a favore di un’alimentazione corretta, si è diffuso l’uso di oli vegetali alternativi in aggiunta all’uso consolidato per l’olio evo.

Sempre Vignoli, ci fa notare come ai già tradizionali e conosciuti oli di semi di girasole o di mais, si siano aggiunti alla dieta anche oli quali quelli di semi di lino, di canapa o di cocco. Questi ultimi, molto utilizzati nelle preparazioni dolciarie casalinghe, in realtà vengono altresì utilizzati per cucinare i cibi stessi o per condire le verdure. Ma soprattutto nei confronti dell’olio di oliva, si sta diffondendo maggiore consapevolezza sulla effettiva possibilità di utilizzarlo anche nelle fritture.

 

L’olio è benessere fisico

A proposito di grassi, vi svelo un segreto: i grassi dell’olio sono buoni e sono l’elisir di lunga vita! A patto, ovviamente, di non esagerare.

Tra i nutrizionisti c’è chi spiega che, nel caso in cui si debba perdere peso, è assolutamente sbagliato privarsi dei grassi inseguendo il mito delle diete ipocaloriche. L’olio di buona qualità, così come la frutta a guscio e i semi ricchi naturalmente di grassi vegetali, sono fondamentali anche in un regime volto al dimagrimento. Meno focaccine, dunque, e un cucchiaio di olio in più!

Informazioni nutrizionali

Infatti si pone l’accento su alcune false credenze sulle quali, soprattutto chi deve seguire regimi alimentari ben precisi, si deve fare attenzione.

Negli anni passati c’è stata una campagna “anti grasso” per ridurre il colesterolo e le malattie cardiovascolari e il mercato si è riempito di svariati oli e grassi “leggeri”. Ricordiamoci che tutto ciò che sta dietro al processo estrattivo e industriale rovina le caratteristiche benefiche dei grassi. E’ sempre bene scegliere gli alimenti meno modificati dall’uomo e variarli nella dieta intesa come stile alimentare.

L’olio nella cosmeceutica

Gli effetti di un corpo ben nutrito si vedono soprattutto sulla pelle. La cosmetica ha sempre utilizzato oli differenti come idratanti e nutrienti per la pelle. In ogni parte del mondo si cerca di sfruttare l’olio che viene prodotto anche per il campo cosmetico. Oggi la ricerca ha fatto dei passi in avanti per quanto riguarda l’assorbimento di questo da parte della pelle, rendendo la sua molecola più affine al grasso della nostra pelle. Ecco, in questo caso, invece, la trasformazione industriale diventa benefica

Oggi si parla quindi di cosmeceutica: una cosmetica che utilizza i benefici degli alimenti per renderci belli.

a cura di Chiara Vannini

Redazione Viaggi del Gusto

La redazione di VdgMagazine è composta da appassionati e professionisti del Viaggio e del Gusto. Si avvale di collaboratori dalle molteplici competenze professionali. Tutti accomunati dalla passione per il racconto.

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