La Rocca di Lonato del Garda è uno dei monumenti medievali meglio conservati della Lombardia, una fortezza merlata e possente che ancora oggi è a guardia del passaggio tra la pianura e il Benaco, in quel triangolo di terra conteso per secoli tra Venezia, Mantova e Milano. Merita una sosta per gli ampi spazi erbati, le passeggiate a sfiorare i torrioni, la vista immensa sul territorio di confine di 5 Comuni che ha Brescia e Verona come città capoluogo e su quelle terre dominate da un vino, il Lugana, vanto di entrambe.
È infatti su questi spazi di 2.560 ettari, argillosi e morenici, frutto delle ultime glaciazioni, che la viticoltura ha eletto a bandiera del territorio la Turbiana. Clima che risente positivamente della continua brezza del nord (pelèr) che si alterna a quello del sud (ora). Territorio pettinato a viti che sino a pochi decenni fa doveva presentarsi in maniera ben diversa, se ancora nel 1902 don Giuseppe Lenotti, parroco a Pozzolengo, si stupiva che l’antica selva di Lugana attualmente è una fertile pianura coltivata quasi tutta a viti. Trent’anni dopo, nel 1935, Paolo Monelli, Il Ghiottone errante, descriveva il Lugana di bel topazio, fresco, gustoso.
Recenti analisi genetiche hanno confermato che la Turbiana è un cultivar indigeno che ha dentro di sé la capacità di essere apprezzata in vini giovani grazie alla presenza di acido tartarico, che rendono il bicchiere armonico e giovanile, ma anche ben predisposto all’invecchiamento. È partendo da queste basi che il Consorzio ha organizzato nei giorni scorsi, proprio all’interno della Rocca di Lograto, una degustazione comparata con altri vini bianchi europei da uve internazionali nell’ambito di un ciclo di eventi volti a esaltare peculiarità della Turbiana. «Il Lugana è un vino di grande personalità, struttura e longevità. Un vino contemporaneo, elegante, versatile, che lo rendono uno dei vini del futuro. Vogliamo proporre con questo momento formativo un confronto con vitigni diversi e far emergere le potenzialità del Turbiana in un’ottica di comparazione» ha spiegato il direttore Edoardo Peduto.
Il Lugana si riconosce per il colore paglierino nella versione base, carico e strutturato nelle versioni più invecchiate. Il naso percepisce aromi che vanno dalle note fruttate di albicocca, anche marcate, a note di agrumi e di erbe aromatiche che talvolta emergono da sottili basi di note speziate. L’equilibrio è l’elemento che spicca in bocca: sentori di frutta gialla che si alternano a una misurata salinità si ritrovano in bicchieri talvolta gradevolmente asprigni. «Un altro fattore determinante del Lugana, abbastanza raro tra i vini bianchi, è la sua capacità di essere longevo. La longevità è da sempre considerata una caratteristica indispensabile per poter rientrare tra i grandi vini mondiali», ha concluso il direttore Edoardo Peduto. Proprio questo è il punto di forza ancora tutto da sviluppare da arte dei 90 imbottigliatori di Lugana DOC.
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