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6 Dicembre, 2023

Le dieci cose da vedere a Padova e un nuovo ristorante da provare

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Padova è la città famosa per i tre “senza”: il prato senza erba (Prato della Valle), il caffè senza porte (il Pedrocchi) e il Santo senza nome, che poi è invece il Santo per antonomasia, perché – ancorché nato a Lisbona –  Sant’Antonio da Padova è il più conosciuto e venerato nel mondo.

Basilica di Sant’Antonio a Padova – foto di Germana Cabrelle

Padova è una città incantevole e a misura d’uomo, con  diverse cose belle da vedere, a cominciare dalle sue piazze storiche: Piazza dei Signori, Piazza delle Erbe, Piazza della Frutta ma anche dalle sue chiese: ad esempio la chiesa di Santa Sofia è in tutto uguale a quella presente sull’isola di Torcello, nella laguna veneziana.  Già: ma quali sono i must imperdibili, le  dieci cose da vedere e da fare a Padova durante un weekend?

Ecco il nostro decalogo delle 10 cose da vedere a Padova

1) Giotto e la Cappella degli Scrovegni. Un trionfo di turchese, la sinossi biblica su affresco, con il particolare del rigagnolo di una lacrima dipinto così verosimilmente sullo zigomo di una madre, nella scena della strage degli innocenti, da risultare commovente.

2) Prato della Valle. La piazza più grande d’Italia. Forma ellittica, statue in marmo ed acqua al centro. E’ chiamata anche “Isola Memmia”.

3) Lo Spritz, aperitivo simbolo di Padova (Aperol, di Barbieri, nasce qui). Il suo dosaggio corroborante, la piazza dove berlo (piazza delle Erbe) il locale più trendy dove gustarlo è il Bar dei Osei.

Il rito dello spirito nelle piazze di Padova (foto di Germana Cabrelle)

4) Sant’Antonio, la basilica e la lingua del santo, la reliquia che fu rubata dalla Mala del Brenta e la cui storia fu oggetto anche di un film di Carlo Mazzacurati con Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio.

5) L’università del Bo, con la cattedra che fu di Galileo Galilei (resa più alta con l’aggiunta di una pedana, perché lo scienziato era piccino) e la tradizione goliardica dei papiri, sorta di bizzarri tazebao attraverso i quali i neo dottori vengono messi alla berlina il giorno della laurea e sottoposti a scherzi ad opera di amici.

6) L’osservatorio astornomico  La Specola: posto sulla Torlonga, un’antica torre medievale alta quasi 50 metri che si specchia sul Bacchiglione.

7) Il Caffè Pedrocchi, caffè letterario, locale storico d’Italia, chiamato anche “il caffè senza porte” (che fa il trittico, appunto, con Santo senza nome (la basilica di Sant’Antonio) e prato senza erba (Prato della Valle, naturalmente).

Caffé Pedrocchi di Padova (foto di Germana Cabrelle)

Caffé Pedrocchi di Padova (foto di Germana Cabrelle)

8) Duomo e Battistero. Il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, fu costruito a partire dal 1522 su progetto di Michelangelo Buonarroti.

Letto questo?  Sci, sport e cibo: Prato Nevoso, comprensorio per famiglie

9) Orto Botanico: è il più antico orto universitario del mondo con circa 7.000 esemplari e 3.500 specie botaniche. Fa parte del Patrimonio Unesco ed è anche sede di mostre

10) Palazzo della Ragione: ha la forma di una carena di nave rovesciata ed era originariamente la sede dei tribunali cittadini di Padova. Fu eretto a partire dal 1218 e sopraelevato nel 1306. Sotto il Salone vi sono botteghe gastronomiche di alta gamma: è il luogo della concentrazione gourmand, l’ombelico del “buono” che diffonde effluvi di salumi, formaggi e pane caldo a tutte le ore del giorno.

Palazzo della Ragione (foto di Germana Cabrelle)

Palazzo della Ragione (foto di Germana Cabrelle)

Viaggi del Gusto ha scelto tre locali per mangiare bene a Padova: Osteria dei Fabbri, nell’omonima via del centro storico è un indirizzo sicuro per gustare i piatti tipici veneti in un ambiente rustico con tavoli in legno, lampadari retrò e travi a vista. Ottimi i bigoli all’anitra.

A Street Italian Food, il bistrot di Padova con il migliore cibo di strada delle regioni d’Italia avevamo dedicato la nostra recensione. 

Tuttavia, un nuovo indirizzo per una esperienza sensoriale come si deve, si trova nell’immediata cintura urbana, precisamente a Limena. E’ Valbruna, una ex distilleria omonima ora trasformata in ristorante, bistrot e – naturalmente – cocktail bar. La formula bistrot è quella di servire dal nipponico Ramen alla tajine marocchina, mentre a partire da 8 euro si gustano ottimi cocktail mixati con alta professionalità da Christian Lorenzato.

Lo chef Davide Tangari di Valbruna Limena (foto di Germana Cabrelle)

Lo chef Davide Tangari di Valbruna Limena (foto di Germana Cabrelle)

Nuovo ristorante Valbruna Limena

Il ristorante Valbruna,  presenta un’offerta di piatti  variegata e punta in alto con proposte originali. Dietro la cucina a vista dal concept moderno c’è un giovane chef di 28 anni, Davide Tangari, che dopo essersi formato ad Alma sotto la guida di Gualtiero Marchesi ed aver lavorato al Marchesino di Piazza della Scala a Milano, si è spostato in seguito a fare esperienza dai fratelli Aversa fino a Villa Crespi da Antonino Canavacciuolo. Quindi si è diretto in Veneto e fermato proprio in periferia di Padova, a Limena da Valbruna. La sua è una cucina frutto di commistioni di culture e identità gastronomiche che gli derivano dai genitori: papà pugliese di Bari vecchia e mamma milanese che – racconta il ventottenne cuoco prodigio – “mi spingeva a cucinare per le grandi feste che organizzava per il suo entourage di avvocati. Infatti, dopo il liceo scientifico – continua – i miei avrebbero voluto che anch’io abbracciassi la carriera forense, invece siccome mi divertivo tantissimo ai fornelli ho studiato per diventare cuoco e adesso mia mamma è la mia più grande sostenitrice”. Davide Tangari ha sviluppato anche un’ottima preparazione in fatto di panificati e pasticceria. Valbruna è decisamente il luogo che lo lascia esprimere per tutta la conoscenza ed esperienza maturata. Qui si mangia davvero bene con ottimi vini in accompagnamento la cui scelta è affidata a una altrettanto giovane sommellier, Alessandra Dinato, sommelier professionista, con esperienza in ristoranti stellati in Italia e a Londra.

Germana Cabrelle

Scrivo per professione dal 1982 e collaboro regolarmente con quotidiani e riviste cartacee e online a tiratura nazionale. Mi occupo di turismo e destinazioni, architettura d’interni e life style, attualità, economia, food&wine. Giornalista professionista, amo fotografare con colpo d’occhio e sguardo interiore. Ho ideato slogan e claim per campagne pubblicitarie e loghi per onlus di cui sono fondatore. In un impeto di ironia creativa e di passione tentacolare per il Mare Nostrum, nel 2008 ho creato il taccuino d’appunti squisitamente veneto, Moskardin, che è diventato un brand e un marchio registrato. Per coniugare sapere e sapori, calamaro e calamaio.

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