Una perla tipica dell’entroterra siciliano, forse importata dall’Africa in epoca romana ma con evidenti influenze arabe: u’ pitirri è una minestra densa e cremosa, caratterizzata dall’aroma del finocchietto selvatico fresco in cui si identifica gran parte dell’Isola. Secondo l’antica ricetta le uova si miscelano a mani aperte, una alla volta, alla farina di semola – in dialetto a Sutera questo si chiama “frisculiare” – anche se in origine si usava solo acqua come per il cous cous. Il composto ottenuto si sgrana in un setaccio a maglia larga, detto crivu, e si lascia asciugare per circa 24 ore. Poi si fanno bollire in acqua e sale verdure invernali come cavolo verde, borragine, cavolfiore, cardi selvatici tritati a coltello, carota, sedano, cipolla e piselli e, a cottura ultimata, si aggiunge la pasta. Si mescola lentamente per qualche minuto e si porta in tavola con olio extravergine di oliva a crudo.
Foto in evidenza U’ pitirri ©Giuseppe Carrubba
Dicci cosa ne pensi!