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Il lato B della Sardegna

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 Sempre più manager e turisti in fuga dalla folla, lasciano il lusso della Costa Smeralda per cercare oasi di pace e relax. E le trovano sulla costa sarda di nord-ovest, che da Isola Rossa scende verso il Sinis, bypassando la movida ruspante del Golfo dell’Asinara. È questa la parte dell’isola più autentica, fatta di torri antiche, spiagge da sogno, perle archeologiche e vini da riscoprire   «Zero mondanità, zero yacht, zero localoni». Sì, lo slogan potrebbe essere questo. Quella che dal nord-ovest scende giù fino alla penisola del Sinis è un lungo tratto silente di coste frastagliate, mare da sogno, macchia mediterranea e calette nascoste, interrotto solo in parte dal frastuono festoso che anima le località più commerciali a ridosso dell’Asinara. Da Santa Teresa di Gallura fino alle dune di Piscinas, a Montevecchio, passando per Cabras e la pittoresca isoletta di Malu Entu, – sembrerà strano – ma c’è tutto un microcosmo ancora da scoprire. Partendo da nord, lo si può visitare a tappe mirate, sbarcando in primis a Isola Rossa, paese che s’affaccia sul versante nord occidentale della Sardegna (prendendo il nome dal piccolo isolotto che le si trova di fronte) e rientra in quell’arzigogolo di promontori che caratterizzano i litorali isolani.     La torre verso il mareIl borgo che dà il nome all’intera costa (anche se di recente, qualcuno l’ha ribattezzata “Costa Rossa”) è una realtà riservata e discreta. Una bellezza quieta che cattura lo sguardo fin dal XVI secolo, quando gli spagnoli iniziarono a costruire l’imponente torre di guardia – che tuttora rivolge le sue mura alle acque del Mare Esperico – ­­per difendersi dalle incursioni dei saraceni: abbagliati dalla suggestione del luogo, finirono per stabilirvisi, costruendo tutt’intorno al manufatto il primo impianto urbano di Isola Rossa. Accedere alla Torre Spagnola non è semplice, ma la piccola scalata vale il premio finale: una vista a 360° del promontorio e dell’Isola Rossa, fino all’Asinara e alla Corsica. Anche l’entroterra non è privo di fascino: tipiche del paesaggio rurale sono le chiesette campestri, disseminate un po’ in tutta la Sardegna, meta continua di turisti e curiosi e location di festività paesane. Quella di Santa Maria di Vignola, per esempio, che saluta l’estate con le feste di Santa Maria e Santa Elisabetta a fine agosto. Riti religiosi che si accompagnano al piacere della buona tavola: impareggiabile, da queste parti, la trippa con patate e una fetta di casitzolu (formaggio di vacca) da assaggiare indugiando con lo sguardo su un paesaggio muto e solitario.  Segreti isolaniLa rotta verso ovest a questo punto condurrebbe dritti verso il Golfo dell’Asinara, ma chi non ama i falò sulla spiaggia conditi da birra e musica reggae, può virare verso l’interno e, attraverso un dedalo di stradine, approdare sulla statale 131 che lambisce il cuore dell’isola tagliando il litorale su cui troneggiano le briose Porto Torres, Stintino e Alghero, per raggiungere invece, più a sud, un altro regno del silenzio. La penisola del Sinis, anch’essa tuffata sul Mar di Sardegna, anch’essa rifugio per chi vuole sfuggire ai lifestyle sfarzosi o invadenti. Il Sinis è uno dei segreti meglio custoditi dell’isola. Qui i turisti arrivano a volte per caso, o anche per scelta ma senza troppa convinzione. Poi invece scatta l’innamoramento per un’esperienza decisamente fuori dagli schemi. Due anni fa, un manager italiano che era in vacanza in Costa Smeralda approdò da queste parti su indicazione di un amico belga. Stregato dalla magia del posto, è diventato un cliente fisso. Un autorevole professore della Bocconi viene qui per staccare la spina. E un importante amministratore delegato non rinuncerebbe mai alla sua settimana in Sinis, perché, dice «non c’è niente, zero mondanità, zero yacht, zero localoni», per l’appunto.  Sfoglia la gallery:   Brindare tra le duneIl nulla è così assoluto che nel borgo di San Salvatore (che sembra Messico), Sergio Leone ha girato alcune scene western. E poi ci sono le spiagge: spettacolare quella spiaggia di Maimoni (vicino a Cabras), dove si può camminare in riva al mare per chilometri fino a Capo San Marco e alle rovine fenicie di Tharros. Bellissima pure Mari Ermi, da cui giungere al cosiddetto Parco dei suoni, sorta di sala concerti all’aperto, ricavata da cave dismesse di arenaria. Percorrndo pochi chilometri verso l’interno si arriva al “deserto” del Sinis, alle spalle della pineta di Is Arenas, creata negli anni ’50 proprio per arrestare l’avanzata della sabbia. Per raggiungerla si passa davanti all’Is Benas Country Lodge, posto incantevole, con una piccola enoteca il cui direttore, Massimo Nioi, propone assaggi di vini sardi trascurati da vitigni come il Bovale, il Nuragus, la Vernaccia, il Nieddera. Qualora la natura vi fosse venuta a noia, c’è anche modo di approfondire il glorioso passato preistorico di questa zona. Nel museo archeologico di Cabras si possono ammirare i famosi giganti di Mont’e Prama, statue di guerrieri di grandi dimensioni, forse risalenti a 800 anni prima di Cristo. Qui la civiltà nuragica ha conosciuto fasi di splendore. Questo era pur sempre il cuore più vero del Mediterraneo.   Alla conquista di Malu EntuUna vera perla marina misconosciuta è l’isola di Mal di Ventre, 85 ettari che non superano mai i diciotto metri di altezza e che i sardi si ostinano a chiamare Malu Entu. Il nome significa “vento cattivo” e non è difficile intuirne il motivo: l’isoletta è in mare aperto e qui le correnti rendono spesso difficile l’approdo. Non a caso, Malu Entu è disabitata. All’ex-camionista Salvatore Meloni e a un gruppetto di sostenitori, invece, sono bastati solo un pizzico di follia e orgoglio sardo per fondare, nel 2009, la Repubblica di Malu Entu, piccola realtà che animò per qualche mese le pagine della cronaca sarda: le presunte trattative con l’Onu per ottenere riconosciuta l’indipendenza però non portarono l’esito tanto sperato dai nuovi “repubblicani”.   L’idea in più«Qui eravamo tutti minatori e figli di minatori. Era la nostra maledizione, ma era anche la nostra ricchezza… Quel mondo è finito. Oggi, per noi sardi, la nuova miniera è il turismo». Fausto Atzeni se ne intende. Papà minatore, adesso è l’uomo tuttofare di un albergo unico al mondo, l’ecoresort Le Dune di Piscinas, a sud del Sinis, lungo la costa occidentale della Sardegna. Un hotel ricavato dal deposito di piombo e zinco estratti dalle miniere a monte, nel sito di Ingurtosu, che vive in questo periodo una piena rifioritura, con artisti invitati annualmente a realizzare un’opera da lasciare in una camera. Questo è l’anno primo e il primo pittore invitato è stato Vanni Cuoghi.  Per saperne di più:www.ledunepiscinas.com   Ci piace/non ci piace Ci piaceChe non sia difficile trovare delle piccole spiagge isolate e godere della natura in solitudine Non ci piaceIl fatto che le indicazioni stradali non sempre sono chiare e ci si può perdere facilmente.E che nei paesi vengano organizzati pochi eventi, costringendo i turisti a doversi spostare di molto per vivere una serata diversa  Info utiliPer arrivare in auto all’Isola Rossa, sia dagli aeroporti di Alghero che di Porto Torres, si consiglia di prendere la strada provinciale 25 in direzione Santa Teresa di Gallura che costeggia il mare e regala panorami mozzafiato. La stessa strada può essere percorsa in senso opposto per raggiungere il Sinis.    I veri sapori sardi da Delphina Resort

Ospitalità e gastronomia d’eccellenza. Per chi cerca nelle strutture ricettive anche un ristoro di qualità, il gruppo Delphina è un punto ideale per scoprire l’autentica anima della Sardegna. Antipasti di formaggi e salumi, la migliore carne locale e il pescato fresco di giornata: il tutto innaffiato da un buon bicchiere di Vermentino di Gallura Docg. Nei resort targati Delphina la cucina non è solo un contorno delle camere con l’impareggiabile vista mare, ma un vero plus.  Anche vegetariani e vegani troveranno “pane per i loro denti”: alla Valle dell’Erica a Santa Teresa di Gallura, gli chef Mario Tirotto, Ramon Perniceni e Renato Secchi preparano specialità isolane rilette in chiave veggie.

Per saperne di più:

www.delphina.it

 

 

 

SCELTI PER VOIDOVE MANGIARE Il Caminetto
Specialità sarde a base di pesce in un ambiente elegantemente retrò. Si mangia con 40 euro
Via Cesare Battisti, 8Cabras (Ot)Tel. 078.3391139
www.ristorante-ilcaminetto.com
 DOVE DORMIRE Hotel Marinedda Thalasso & SpaA due passi dalla strepitosa spiaggia Marinedda. Fresco di restyling. Doppia da 240 euro.Loc. Isola Rossa, Trinità d’Agultu e Vignola (Ot)Tel. 078.9790018www.hotelmarinedda.com

Letto questo?  Ponte del 25 aprile, alla scoperta di territori e sapori

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