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Via Francigena-Canavesana, in Piemonte sulle orme di Sigerico

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Percorrendo i circa 50 chilometri della Via Francigena Canavesana si incontrano molteplici paesaggi e si possono fare innumerevoli esperienze. Tratto del percorso di oltre 1900 chilometri che congiunge Roma a Canterbury, il tratto canavesano comincia con le montagne al confine con la Val d’Aosta, a Pont Saint Martin, alla base della valle del Lys.

 

Qui la Via Francigena incontra l’antica strada romana per le Gallie e di quel periodo rimane il Ponte del Diavolo. Sopravvissuto al bombardamento che nel 1944 distrusse l’intero paese, si narra che il ponte venne costruito dal Diavolo in persona. Infatti, secondo la leggenda, San Martino, di passaggio sulla via Francigena in pellegrinaggio, fece un patto con il Diavolo. Questi si impegnò a costruire in una notte un ponte, in cambio dell’anima del primo essere vivente che ci sarebbe passato. Il giorno dopo, San Martino liberò sul ponte un cagnolino, che venne ucciso brutalmente. In compenso, il diavolo lasciò in pace gli abitanti.

I tupiun di Carema

Via Francigena-Canavesana, Carema e i tupiun

Passato Pont Saint Martin si entra in Piemonte dove le asperità delle montagne scendono nella conca morenica dove si trova Carema. Il toponimo Carema deriverebbe dall’espressione latina “quadragesimum lapidem ab Augusta Praetoria” (“a quaranta miglia da Aosta”). Un’altra ipotesi, invece, è che l’origine del nome sia Caremam, cioè “dogana”. In questa zona la “Via di Sigerico” (fu infatti l’Arcivescovo di Canterbury che per primo, nel 990, mappò l’intera Via Francigena di ritorno da Roma dopo la sua investitura) attraversa le vigne del Carema. Tratto distintivo del paesaggio sono i “tupiun”. In dialetto piemontese sono chiamate così le pergole sorrette da eleganti colonnine su cui si abbarbica la vite di Nebbiolo. Qui nasce il Carema DOC, un vino rosso rubino tendente al granato che si abbina con selvaggina o carni rosse elaborate e formaggi stagionati o gustosi.

Ulivi di Settimo Vittone

Via Francigena-Canavesana, Settimo Vittone e l’olio di montagna

Se Carema è vino, Settimo Vittone è olio, tanto che, la Domenica delle Palme, si celebra la Sagra delle olive e dell’olio extravergine d’oliva. Complice la posizione che assicura un clima mite, già nel 1300 in questa zona veniva prodotto l’olio fino a quando una piccola glaciazione bruciò tutto e l’olivo venne dimenticato. Oggi, nel paese di poco più di 1500 anime si contano ben 4 mila piante di olivo e un “frantoio di comunità”. La cultivar impiantata è la Don Vito dalla quale si ottiene un olio con una percentuale di acidità molto bassa che si vende dai 25 ai 28 euro al litro.

La Bottega del Viandante e la Pieve

L’olio di Settimo e altre specialità quali i vini del territorio, le grappe, le birre artigianali ma anche le farine di mais macinate a pietra, i biscotti tipici, le salse fino alle ceramiche artigianali si possono acquistare alla Bottega del Viandante. Nata da un progetto di sinergia territoriale dei comuni di Andrate, Carema, Graglia, Netro, Nomaglio e Settimo Vittone, la Bottega è ubicata nei locali che, nel Medioevo, aveva la funzione di ospedale per i pellegrini, ovvero da locanda dove i viandanti potevano rifocillarsi e riposare.

Pieve di San Lorenzo e Battistero di San Giovanni Battista

Sull’altura rocciosa che domina Settimo Vittone si trova il complesso della Pieve di San Lorenzo e del Battistero di San Giovanni Battista, patrimonio F.A.I. Il periodo di fondazione delle due strutture religiose è incerto ma alcuni studi propendono per il IX-X secolo mentre altri ipotizzano che il Battistero sia anteriore alla Pieve. E proprio nel Battistero, a seguito della rimozione del pavimento, è stato portato alla luce un fonte battesimale a immersione che sta facendo rivalutare le tempistiche di costruzione e le sovrapposizioni che sono avvenute nei secoli. Sempre nel Battistero, la leggenda vuole che sia stata sepolta Ansgarda, moglie ripudiata del re di Franchi Ludovico il Balbo.

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L’Antro della Strega a Settimo Vittone

Scendendo da Montalto lungo la mulattiera che porta a Montestrutto si incontra l’Antro della Strega. Quelli che sono i ruderi di un’antica stazione di posta e cambio cavalli, sono diventati lo sfondo di una leggenda. Si racconta che qui abitasse una strega che usciva di notte per rapire i bambini che poi teneva prigionieri nelle segrete dell’antro.

I balmetti di Borgofranco d’Ivrea

Via Francigena-Canavesana, i balmetti di Borgofranco d’Ivrea

A circa un chilometro dal centro di Borgofranco, lungo la Via Francigena, si snodano, per oltre 500 metri, i balmetti. Diminutivo di balma (antica denominazione di origine ligure che sta per grotta, luogo incavato nel monte) i balmetti sono una sorta di frigorifero naturale. Infatti, dal ventre della montagna, per una serie di fenomeni geonaturali, esce, attraverso numerose fenditure del terreno, un venticello fresco. Intono allo sbocco dell’ora, (dal latino “aura”) sono state costruite delle cantine, i balmetti, che hanno umidità e temperatura costanti su 7/8 gradi, in ogni periodo dell’anno.

I Canestrelli

Alle prime cantine in diretto contatto con le “ore” sono stati aggiunti altri ambienti che “sfruttano” il fresco. Così, oltre al cortile chiuso dotato di tavoli e panche, molti hanno aggiunto anche un piano superiore per poter accogliere parenti e amici. “Andoma ai Balmit” è il titolo della sagra che si svolge ogni anno la terza domenica di giugno quando i balmetti aprono le loro porte per visite e degustazioni. Fra i prodotti tipici che si possono assaggiare ci sono Canestrelli che qui a Borgofranco vengono aromatizzati col cacao.

Montalto Dora e il suo Castello

Via Francigena-Canavesana, Montalto Dora fra Europa e Africa

Montalto Dora e il suo castello introducono il pellegrino nella zona dei 5 laghi (Lago Sirio, Lago Pistono, Lago di Cascinette, Lago Nero e Lago San Michele). Arroccato sulla collina, il Castello, oggi di proprietà privata, risale alla fine del 1100 e da sempre, grazie alla sua posizione è stato sede di una fortificazione. Ma la collina montaltese è famosa anche per la sua conformazione geologica poiché qui è possibile camminare fra due continenti. Percorrendo la Linea Insubrica, infatti, si cammina sopra la “cicatrice” della crosta terrestre formatasi dallo scontro fra la zolla europea e quella africana.

Il villaggio Paleolitico ricostruito sulle sponde del Lago Pistono

Da Montalto parte l’anello del lago Pistono famoso per le Terre Ballerine. È chiamata così un’antica torbiera formatasi sulle acque di Lago Coniglio, dove si ha la sensazione di camminare su un tappeto elastico. Sempre sulle sponde del lago Pistono, è possibile visitare un villaggio dell’epoca neolitica ricostruito dopo il ritrovamento dei resti di un insediamento del V millennio a. C.

Via Francigena-Canavesana, Piverone e la corsa delle galline

Al confine con Biella, Piverone chiude il tratto canavesano della Via Francigena. A riprova di come questo fosse da sempre un punto strategico di confine, rimane la torre medievale. Oggi la torre ha solo un’apertura mentre all’epoca era dotata di due varchi muniti di ponti levatoi. Altro monumento di interesse è il “Gesiun”. Sono i ruderi della chiesa romanica dell’XI secolo dedicata a San Pietro. La chiesa era situata nella borgata di Livione che, l’1 dicembre 1202, insieme ad Anzasco e Piverone, andò a formare il Borgo Franco delle Coste di Piverone.

Monumento alla gallina – Piverone

Ogni anno, la terza domenica d’ottobre si svolge a Piverone la “festa dla castigna” (festa della castagna) durante la quale si tiene la corsa della gallina. Ricordata con un monumento nel centro del paese, la competizione vede in lizza dodici galline ovaiole, tre per ciascun rione. La gallina che arriva per prima al traguardo fa vincere il palio alla borgata.

Alessandra Iannello

I siciliani si dividono fra siciliani di terra e siciliani di mare. Quelli di terra rimangono nell’Isola, quelli di mare viaggiano in giro per il mondo ma tornano sempre a casa. Io sono una siciliana di mare e le passioni conducono la mia vita. Ho fatto dell’amore per la scrittura la mia professione e per questo sono diventata giornalista. Racconto storie di vita, di territori, di viaggi e cibi attraverso la lente delle mie esperienze e del mio sentire. Esploro il territorio insieme alle persone che mi raccontano le loro emozioni e il loro saper fare, un sapere millenario frutto dell’unione di tradizioni e di tecnologie moderne.

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