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Tortonese, il buono per ogni stagione

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In Italia esistono luoghi ancora poco valutati che fanno venire l’acquolina in bocca solo a nominarli. Per qualche giorno di vacanza l’indice, lasciato libero di muoversi sulla mappa, punta all’incrocio tra le grandi città del Nord e non si ferma fino a quando incrocia il confine tra Piemonte, Lombardia e Liguria, il Tortonese. Vi si arriva con facilità con la A7 per chi giunge da Genova o Milano; con la A21 per coloro che escono da Torino o Brescia. In verità questa lingua di terra dell’Alessandrino che corre lungo le valli Curone, Grue, Ossona e Borbera possiede numerosi spunti oltre al cibo e offre un’occasione invitante a chi desidera trascorrere qualche giorno scoprendo sentieri da percorrere con zaino in spalla o in mountain bike, passeggiare in raccolti centri storici o immergersi nel silenzio di pinacoteche e raccolte di opere d’arte.

Una delle sale della Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona dedicata al divisionismo

 

Giorno 1

Tortona è animata da numerose opportunità culturali come il Polo Culturale Diocesano, dove si scoprono pergamene che risalgono al V secolo e dipinti di artisti piemontesi fra Sei e Settecento (muditortona.net), e la Pinacoteca del Divisionismo che raccoglie opere dei più importanti artisti che aderirono a fine Ottocento a questa corrente pittorica (fondazionecrtortona.it).

Dopo gli appuntamenti con l’arte vale la pena mettere in conto una pausa al Caffè Milano. Vengono serviti superlativi aperitivi e piccoli accompagnamenti da gourmet “che cambiano settimana via settimana” spiega il giovane barman Giuseppe Boccia.

Non ha dubbi: “Quello preferito dai nostri clienti è il Derthonic, il cocktail che prepariamo con gin, acqua tonica, succo di pesca di Volpedo e Timorasso, il vino bianco locale” (I: caffe_milano_tortona). In zona non è difficile incontrare cantine che hanno fatto di questo la loro bandiera. Come La Colombera, con i vigneti che si aprono ad anfiteatro appena fuori città. Qui ci si lascia trasportare dal brio di Elisa Semino.

“Dei 30 ettari sui quali la mia famiglia coltiva ceci, frumento e frutta, abbiamo scelto per il Timorasso le esposizioni migliori dove può crescere senza erbicidi e utilizzando solo rame e zolfo come antiparassitari. Questo vitigno è diventato tanto importante per la viticoltura locale da meritare la sottozona Derthona, l’antico nome di Tortona, all’interno della DOC Colli tortonesi”. Il Montino Derthona è il cru da provare, intenso e corposo (lacolomberavini.it). Anche nella cantina di Luigi Boveri, che si raggiunge in pochi minuti di automobile attraversando vigne e cascine ben tenute, si è scritta la storia del Timorasso. “Un’uva che venne abbandonata a inizio Novecento a favore del Cortese. Ma i profumi e il gusto che sa assumere solo qui e la capacità di invecchiamento hanno indotto i vignaioli a riportarla in auge e farla diventare l’emblema del territorio”. Il suo Filari di Timorasso Derthona si riconosce per i saldi tratti fruttati e floreali. La sera si può scegliere di passeggiare sotto i porticati di Tortona e per la cena confortarsi in una … chiesa.

L’interno del Ristorante Anna Ghisolfi a Tortona

 

Anna Ghisolfi ha infatti trasformato l’ex Oratorio del Crocifisso in un elegante ristorante dove l’abside è diventata cucina a vista e nella navata centrale vengono serviti, su tavoli ben distanziati, piatti “che si distinguono per essere insoliti”, con un gradevole impatto cromatico come nell’Acciuga e il peperone.

Se disponibili, sono da provare le coscette di quaglia ripiene di gamberi e i tagliolini colati al tè verde con carciofi e menta. La cantina, ricca di etichette locali, è nella mani di Enrico Merli, marito di Anna ed ex avvocato del Foro di Alessandria (annaghisolfi.it). Per trascorrere la notte il posto giusto è La Corte Nascosta, sui colli di Volpedo, tra pescheti e vigneti. Si dorme in una delle quattro camere avvolti dal silenzio e dalla discrezione dei proprietari (cortenascosta.com).

Giorno 2

L’indomani si può scegliere di dedicare la mattinata alla scoperta di Volpedo, autentico museo a cielo aperto sull’universo di Pelizza, spostandosi tra l’esposizione permanente e l’atelier dove lavorava l’artista. L’escursione diventa ancor più emozionante quando si scopre di essere parte de Il quarto stato all’interno della piazza che porta il nome dell’opera e in via del Terraglio.

Bisogna però trovare il tempo per visitare la pieve di San Pietro, d’impianto romanico e con affreschi ancora ben conservati. Volpedo si trova anche all’imbocco della Val Curone, nota come “valle della frutta”. Fragole, albicocche, ciliegie e pesche che Marco Ravazzano custodisce in comodi vasetti senza uso di conservanti sotto forma di confettura e frutta sciroppata, “un mosaico di sapori che non possiamo permetterci di perdere” dice (FB montemarzina).

Dopo aver gustato la frutta nelle sue espressioni migliori, dal belvedere di Montemarzino si ammira il fiacco inerpicare della Val Curone. Attraversando un paesaggio immobile di contrade rarefatte e calanchi dalle sfumature crema e bigie a Calasco è facile imbattersi in altri due giovani, i fratelli Andrea e Federico Demicheli, alla guida di minuscoli mezzi agricoli che possono affrontare le pendenze di questi poggi. “Grazie alla rotazione delle colture e alla biodiversità ci assicuriamo che le piante crescano senza l’intervento di fitofarmaci”. Da poco hanno messo in circolazione un vino bianco da uve Cortese e Timorasso, Carubieu, profumato di ginestra e lesto di note di susina in bocca: sfolgorante (lepraie.it). Si abbina alla perfezione con le mozzarelline di capra e i formaggi a pasta filata di un altro giovane, Guido Guerra, che ha lasciato Milano per la Val Curone (FB i.formaggi.di.guido), e il salame Nobile del Giarolo di Fabio Zanotti, noto in zona con il soprannome il Cianta.

“Porto ad asciugare i miei salami ai 950 metri di Fortondo poi li faccio riposare in cantina”. Una cantina miracolosa, scavata nel Quattrocento, dove la temperatura è costante intorno ai 5 gradi. Fabio non perde mai di vista i suoi salami: li sposta, li spazzola, li cura costantemente. Anche per anni e la carne risulta sempre succulenta, dagli aromi più o meno pronunciati in base all’affinamento. “L’importante è che facciano la lacrima, indice del basso punto di fusione del grasso e ottimo grado di stagionatura” (FB la-nuovavalle-picnic).

San Sebastiano Curone è un forziere color pastello che trabocca d’arte: un percorso circolare porta da piazza Roma con edifici in stile liberty a piazza Solferino lungo la Via del Sale e gli antichi vicoli per raggiungere l’archivio Pietro Leddi, pittore locale del Novecento e di grande fama, e poi di nuovo a piazza Roma con l’archivio dedicato a Felice Giani, pittore neoclassico decoratore, tra gli altri, dell’appartamento napoleonico a Palazzo Quirinale (archiviopieroleddi.org).

Per una pausa con gelato, da provare quello al miele e semi di papavero, o una fetta di torta, la frolla al cioccolato con crema pasticcera e lamponi, c’è la graziosa saletta con biblioteca del Bar Statuto da Laura (FB barstatutodalaura). Scorta di pane si fa invece a Sapore di Pane, dove Giuseppe Fraboni e Rita Gennaro utilizzano la farina di grano San Pastore, profumato e dalla lunga conservazione (FB Sapore di Pane di Beppe e Rita). Al tramonto si prende posto al ristorante Belvedere di Gremiasco, lo storico locale di Alberto e Giuliano Delucchi che toccano il cuore con gli antipasti di casa, i tagliolini al tartufo – nero o bianco – in ragione della stagione, o ai funghi, il loro coniglio al forno (FB: belvederegremiasco).

Servono pochi minuti d’automobile per raggiungere Il Nido d’amore, b&b in un antico fienile rivisitato con cura (monicadellagiusta@yahoo.it).

Giorno 3

Irresistibile l’affabile esuberanza di Matteo Grattone, anche lui giovane, giovanissimo, nei dintorni di Fabbrica Curone. Da gennaio 2021 si è intestardito di salvare il Montèbore, la formaggetta a latte crudo creata da tre cilindri sovrapposti, dall’aroma spiccato.

“Si produce da sempre con il 70% di latte vaccino e il 30% di latte ovino; talvolta con aggiunta di latte di capra a discapito di quello di pecora. Il mio desiderio è mantenere solide le pratiche artigianali, ma mi piace guardare anche a innovazioni casearie”. Così, sotto i gazebo che ha predisposto per i clienti accanto al caseificio, si possono provare il Reblò, cremoso e fondente, la Capriola, morbida e acidula di latte di capra, e un’altra dozzina di tipi diversi di formaggio (caseificioterredelgiarolo.it).

Verso Borgo Adorno si affrontano infiniti su e giù in un panorama intatto, verdissimo. Qualche casolare spunta all’improvviso dietro i tornanti. Antoniotto Guidobono Cavalchini illustra il maniero, dalle fondazioni realizzate su un castrum del tardo impero.

Qui è anche conservato l’archivio della madre Clemen Parrocchetti, artista attiva nel secolo scorso “decisa a non perdersi niente della vita”. Se c’è tempo, si può visitare anche l’allevamento di capre, azienda didattico-sperimentale di Scienze veterinarie dell’Università di Milano. Per gli amanti dei vini dalle lunghe macerazioni sulle bucce la sosta nella cantina di Andrea Tacchella, in Val Borbera, è quasi d’obbligo con un assaggio di Kinze, che rivela le molteplici attitudini del Timorasso (nebraie.it).

Contrafforti coperti da querce e castagni si alternano a crinali con vegetazione più rara, ricca di timo selvatico lungo i sentieri ben segnalati che vanno da Rocchetta Ligure a Cabella Ligure. A Teo, frazione di pochi anime, nacque la nonna materna di papa Francesco, Maria Gogna. Correva il 1887. Oggi tra gli abitanti ci sono Barbara Bocca e la figlia Valentina Gogna che nel buen retiro montano coltivano zafferano, fagiolane di Figino (bianche o con striature violacee) e allevano api.

Non si vorrebbe più uscire dal piccolo spaccio tra il profumo di miele insaporito da pistilli (stilledilunazafferano.it). Un miele dolce-amaro particolarissimo è invece quello che si può provare a Montemanno, estratto dagli alveari di Stefania De Lorenzo (telefono 3407939783). Ancora Timorasso versione Val Borbera nella cantina di Ezio e Mery Poggio. I loro vigneti di Costa Merlassino fanno parte dell’area riconosciuta come Patrimonio dell’umanità dall’Unesco “per l’attenzione estetica dedicata alla creazione del paesaggio vinicolo mentre il metodo classico, da uve raccolte a 600 metri a Mongiardino Ligure, ricade nella sottozona Terre di Libarna”. Un vino dall’impatto fruttato e un piacevole finale di erbe officinali e canfora che trascorre almeno 32 mesi sui lieviti (eziopoggio.com). Il ristorante ideale per chiudere il viaggio con i migliori ricordi è il Belvedere 1919 in un’isolata frazione di Cantalupo Ligure.

La loro versione di vitello tonnato, il risotto di lumache e ortiche e il sorriso senza tempo della matrona Marisa Rebollini sono il pretesto per tornare presto (belvedere1919.it).

Noleggio biciclette: FB BikeSquareValBorbera. Fornisce anche utili informazioni sui possibili percorsi e le migliori cose da vedere, solo alcune citate qui.

Riccardo Lagorio

Con la valigia in mano e la penna nell’altra, scrive di cucina, borghi e prodotti tipici da prima che diventassero un fatto di moda. Per questo non riesce a frenare la passione per la sobrietà di un tempo. Ama le cose che tocca. E questa è la ragione che gli fa mettere nero su bianco solo ciò che ha visto e ha provato. Forse démodé, ma pur sempre sinonimo di garanzia.

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