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Flavours of Italy, alla scoperta dei sapori della Sardegna

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Il turismo italiano si sta riprendendo dal knock out della pandemia facendo leva, soprattutto, sui sapori della tradizione che caratterizzano il nostro Paese. Se prima del Covid le esperienze legate al buon cibo e all’ottimo vino italiano influivano per il 59% nella scelta della meta di viaggio, nel 2021 la percentuale è arrivata al 71%. Ma il dato ancora più interessante è che oltre a degustare i cibi e il vino, il 70% degli italiani vorrebbe conoscere di più la cultura enogastronomica del proprio Paese.
Forti di questo trend, molte strutture ricettive propongono esperienze con escursioni alla scoperta dei tesori dell’enogastronomia del territorio.

Flavours of Italy con l’Hilton

Il gruppo Hilton, per esempio, celebra l’Italia e le sue meravigliose località con un progetto pensato espressamente per il nostro Paese e destinato ai viaggiatori italiani: Flavours of Italy. Un viaggio attraverso i luoghi più iconici del Belpaese alla scoperta delle specialità culinarie e dei prodotti tipici locali, spesso poco noti anche agli stessi italiani.

Manzo marinato, yogurt, tartufo nero estivo e cocktailcon Mezcal infusa allo zafferano, basilico rosso e bucce di pompia, acqua tonica Elderflower

Sardegna fra mirto e pompia

Una delle regioni che cela tesori nascosti tutti da scoprire è la Sardegna, terra ricca di storia e di influssi culturali. Unica nel suo genere, è una regione proiettata nel futuro con le radici saldamente ancorate alla tradizione e con un territorio ricco di materie prime eccellenti e costellato da paesaggi da sogno.
La Sardegna è famosa per le sue magnifiche coste interrotte dalle fantastiche baie della Costa Smeralda e di Porto Rotondo, le lunghissime spiagge, come quelle di Capo Comino con le sue dune di sabbia bianca, e le calette nascoste e solitarie, come Cala Capra, ai piedi del caratteristico Capo d’Orso. Ma la sua vera essenza è nell’entroterra, e Flavours of Italy la svela attraverso due prodotti, uno conosciutissimo, il mirto e uno poco noto, la pompia.

Punto di partenza delle escursioni è il Sulià House Porto Rotondo, Curio Collection by Hilton, un boutique hotel immerso nella natura e sospeso tra il mare e il cielo di fronte il Golfo di Cugnana. L’albergo, collocato a poca distanza dal mare sulle pendici delle rocce della Sardegna che discendono veloci verso la costa, permette di ammirare il miglior panorama e i tramonti intensi in un paesaggio che apre il cuore e ispira serenità. I profumi delle erbe aromatiche che circondano l’albergo, i colori del cielo, l’azzurro intenso dell’acqua e le voci della natura fanno da cornice a una vacanza perfetta.

Sa pompia, un agrume raro e prezioso

A circa un’ora dal Sulià si entra nella zona della Baronia. Si tratta di una regione storico-geografica della Sardegna centro-orientale nella provincia di Nuoro. Nel cuore della Baronia c’è Siniscola, la patria della pompia. Questo agrume selvatico antico, presidio Slow Food, è coltivato da pochissimi agricoltori nei campi intorno al paese. Il frutto è molto raro, in un anno se ne producono poche centinaia di chili, e si presenta come un grosso pompelmo (ci sono esemplari che superano i 700 grammi) bitorzoluto. Della pompia si usa tutto. Dalla scorza si ricavano liquori, con la parte bianca sotto la scorza si fanno le aranzate (una gelatina con miele e mandorle) e una specie di canditi casalinghi.

Sa pompìa intrea

La polpa e il succo sono troppo acidi per consumarli freschi, così la si cuoce, per almeno tre immersa nel miele millefiori. Al termine si fa raffreddare e si pone su un piattino: sa pompìa intrea è pronta. Qualcuno la riempie di mandorle tritate, il nome del dolce in questo caso è sa pompìa prena.

Per seguire tutto il ciclo della pompia dalla pianta al piatto, suggeriamo il Panificio Pau, nel centro di Siniscola, dove Claudio Secchi coltiva alcune piante mentre la madre produce, con le tecniche della tradizione, e commercializza diversi alimenti a base di pompia. Oggi con gli scarti della lavorazione si produce la marmellata mentre l’Università di Cagliari sta portando avanti un progetto per l’utilizzo della pompia in campo medico.

Mirto, la pianta degli Dei che arricchisce i bouquet dei royal wedding

Già il suo nome indica che il mirto è una pianta speciale. Deriva, infatti, dal latino myrtus, greco myrtos, che significa essenza profumata. Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto nei giochi ginnici. Atena, dea della guerra, impietosita dalla triste morte della fanciulla la trasformò in un arbusto odoroso, il mirto. Negli ultimi secoli dell’Impero Romano il mirto era considerato un albero propiziatorio per i giovani sposi e se ne facevano ghirlande per le feste nunziali.

Questa tradizione è ancora in uso oggi in alcune regioni italiane dove si usa mettere alcuni rametti di mirto nel bouquet della sposa. Quest’uso si ritrova in Gran Bretagna, e più precisamente nella famiglia reale. L’iniziatrice di questo rito fu la regina Vittoria nel 1840, in occasione delle nozze con Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. Il giorno del suo matrimonio, la sovrana ricevette in dono da parte della nonna del suo futuro marito, un bouquet con qualche rametto di fiori di mirto. Subito dopo il ricevimento Vittoria, fece piantare il mirto nel suo giardino sull’isola di Wight. Il mirto prospera nel giardino reale, da allora, ogni sposa Windsor mette nel suo bouquet un rametto di quella pianta.


Per assaggiare il mirto fatto secondo la tradizione più vera con un processo completamente manuale, l’indirizzo è quello dell’azienda Mirto Sannai. Progetto della seconda vita di Antonio Castelli che, dopo aver militato nel ruolo di portiere in numerose squadre di serie C e aver indossato le maglie del Cagliari e della Reggina in serie A, ha deciso di darsi all’agricoltura. E lo ha fatto prendendo, nel 2015, un appezzamento di terreno incolto e scosceso nel cuore della Gallura, a Olbia a poca distanza dalla Costa Smeralda, ripulendolo e costruendo, tutto a mano, una serie di muretti a secco per assicurare i terrazzamenti dove ha impiantato quattro varietà di mirto da cui ricava altrettante tipologie di spirit. Dalle bacche della varietà “Maria Antonietta”, Antonio produce il mirto rosso. Dalle foglie e dalle bacche della cultivar “Beatrice” nasce il mirto verde bacche e foglie mentre dalla “Giovanna” il mirto bacche e miele di cardo. Infine, dalla varietà “Grazia” si ricava il mirto bianco.

Tagliolini di pasta fresca, cacio, pepe, gamberi rossi e pompia. Chef Claudio Melis

Sapori di Sardegna al bar e in cucina

L’esperienza dei sapori del territorio non si esaurisce con le visite ai produttori. Tornati in struttura continua nelle proposte che lo chef stellato Claudio Melis, famoso per il suo In Viaggio Claudio Melis Ristorante e per l’Esemdemi Food District a Bolzano, ha studiato per il Pasigà. Tra questi da provare il pistoccu (la bruschetta di pane sardo) con pomodorini marinati alle bacche di mirto appassite e tonnetto locale; i tagliolini di pasta all’uovo, cacio, pepe e gamberi rossi con pompia conservata 40 giorni sotto sale; il galletto marinato con bacche di mirto e millefoglie di patate; il semifreddo di ricotta di pecora in zuppetta di fragole e pomodorini con pompia candita alle alghe.

Cocktail di mirto bianco con Mezcal al basilico rosso, succo di pompia e spuma di lavanda, sambuco e pompia. Barmanager Mauro Spadetto

Dal bar arrivano i cocktail a base mirto e pompia del barmanager Mauro Spadetto. Due i drink: uno con Mezcal infusa allo zafferano, basilico rosso e bucce di pompia, acqua tonica Elderflower e succo di pompia con spuma di lavanda; l’altro è un cocktail di mirto bianco con Mezcal al basilico rosso, succo di pompia e spuma di lavanda, sambuco e pompia.

Alessandra Iannello

I siciliani si dividono fra siciliani di terra e siciliani di mare. Quelli di terra rimangono nell’Isola, quelli di mare viaggiano in giro per il mondo ma tornano sempre a casa. Io sono una siciliana di mare e le passioni conducono la mia vita. Ho fatto dell’amore per la scrittura la mia professione e per questo sono diventata giornalista. Racconto storie di vita, di territori, di viaggi e cibi attraverso la lente delle mie esperienze e del mio sentire. Esploro il territorio insieme alle persone che mi raccontano le loro emozioni e il loro saper fare, un sapere millenario frutto dell’unione di tradizioni e di tecnologie moderne.

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