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I fiori nel piatto, le frittelle di primule

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Le primule sono le anticipatrici dell’arrivo della bella stagione. Il fiore è molto diffuso e cresce spontaneamente in molti giardini. Conosciuto anche per le sue proprietà medicinali confermate da Linneo, che scriveva dei suoi fiori come ottimi calmanti poichè favoriscono il sonno. Con i decotti ottenuti, utilizzando le parti fiorite delle primule, si curano anche altre malattie come l’isteria, le cefalee, le vertigini.

Detto dei trascorsi medicinali occorre aggiungere che da sempre viene utilizzata nell’alimentazione umana. In cucina le foglie tenere possono essere consumate fresche in insalata oppure in minestre e zuppe; le corolle sono tuttora una originale decorazione per le macedonie di frutta, le composte, i dolci o le gelatine, mentre il rizoma serve per aromatizzare la birra. I pasticceri candiscono i petali per decorare i dolci più prestigiosi.

Per chi volesse provarla ecco una semplice ricetta

Curiosamente la cuoca, che non ama essere chiamata chef, porta il nome di un fiore, Rosa, un nome è un destino avrebbero detto i latini. In cucina è spontanea, originale e competente, dopo aver inserito con successo piatti vegetariani e vegani nella cucina tradizionale dell’entroterra ligure si è lanciata con intelligenza e originalità nella cucina con i fiori.

Non stiamo parlando di chi mette dei petali sui piatti come ornamento della preparazione, ma di chi usa i fiori come ingrediente del piatto esaltandone il sapore ed il profumo.

Una cucina che non può essere improvvisata, ma deve essere provata e riprovata per saper cogliere i giusti tempi di lavorazione, la quantità corretta di prodotto da utilizzare e gli opportuni abbinamenti. E così petali, foglie e steli di fiori strani e affascinanti arrivano sulla tavola in preparazioni curiose.

Frittelle di primule selvatiche

Veniamo quindi alla ricetta proposta da Rosa D’agostino del Ristorante Gin di Castelbianco (Savona) e prepariamo gli ingredienti che servono: 200 g di farina di riso, 200 ml di acqua gasata ben fredda, una generosa manciata di primule comprese le foglie, sale q.b, olio per friggere.

Preparazione 

Pulire i fiori togliendo gli steli e le foglie più brutte. Lavateli delicatamente e metteteli ad asciugare. Preparate una pastella con la farina e l’acqua deve risultare fluida ma non liquida. Tritate finemente le foglie e mettete l’olio a scaldare. Immergete i fiori e le foglie nella pastella e con un cucchiaio prendetene una piccola quantità e versatela nell’olio. A cottura ultimata mettete le frittelle ad asciugare su una carta per fritti. Salate e buon appetito!

Il vino di primula

Ma forse pochi sanno che dalla primula è possibile ottenere anche un rimedio per attivare la circolazione sanguigna, il Vino di primula, ottenuto dai fiori macerati in una bottiglia di vino bianco. La ricetta per prepararlo è stata inventata da Mrs. Hanna Glasse, moglie di un avvocato londinese ed autrice del libro di cucina più popolare nei paesi di lingua inglese, stampato nel 1747 in Inghilterra ed in America nel 1805, dal titolo The Art of Cookery Made Plain and Easy.

Una pubblicazione che ha avuto una fortuna editoriale talmente grande da continuare ad essere ristampato e venduto ancora oggi, potendo contare su numerose riedizioni anastatiche delle primissime edizioni. Non dovete stupirvi perché i petali profumati delle Primule spontanee sono stati usati e servono tuttora per migliorare il bouquet del vino e impedire l’inacidimento delle birre. Gli svedesi li mescolano al miele ricavandone, per fermentazione, un liquore da dessert.

disegno di Libereso Guglielmi

Ecco la ricetta del Vino di primula

“Prendete 24 litri d’acqua, 12 libbre di zucchero, il sugo di 6 limoni, il bianco di 4 uova, sbattete il tutto vivamente, versate in una caldaia facendo poi bollire per mezz’ora schiumando accuratamente; prendete quindi uno staio di fiori di Primula veris se freschi, oppure mezzo staio se già secchi e metteteli in un bacile con le bucce dei 6 limoni, versandovi sopra il liquido bollente.

Rimescolate con cura; allorché il tutto sarà raffreddato, aggiungete una sottile fetta di pane abbrustolito spalmata di lievito; lasciate macerare per 3 giorni; se prima di guastarsi aggiungete 6 once di sciroppo di limone ed un quarto di vino dei Reno, avrete fatto un eccellente complemento. Il terzo giorno filtrate attraverso un panno di flanella versando il tutto in una botticella che lascerete aperta per 2 o 3 giorni allo scopo di osservare se la macerazione si compia regolarmente, dopo di che rinchiuderete con cura”.

 

Claudio Porchia

Giornalista, scrive su riviste e quotidiani e cura rubriche gastronomiche su diverse testate online. Promuove eventi culturali ed è direttore del premio letterario “Libri da Gustare”. Ha realizzato ricerche e prodotto documentari ed ha scritto diversi libri, fra cui uno dedicato alla storia del Festival della Canzone di Sanremo. Ha curato le ultime pubblicazioni di Libereso Guglielmi, conosciuto come il Giardiniere di Calvino. Presidente dell’Associazione Ristoranti della Tavolozza, riferimento importante per chi vuole scoprire la cucina regionale autentica, dove tradizione e accoglienza sono insieme protagoniste. Pubblica una guida dei migliori ristoranti del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

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